GIORNATA DEL SEMINARIO

I seminaristi tarantini si raccontano

In comune non hanno la scuola o lo sport preferito. Quello che li unisce e l’esperienza di un esempio. Che sia quello di un sacerdote conosciuto da bambini o di un coetaneo che è più avanti nel percorso, qualcosa di grande, quel desiderio di felicità, che in fondo non ci abbandona mai, li ha attratti, ciascuno con il suo bagaglio. Ecco le storie dei sei ragazzi del Seminario minore di Poggio Galeso, al quartiere Paolo VI, che nella loro Giornata di festa, si raccontano.
Matteo, 13 anni
«Faccio la terza media alla scuola Pirandello e frequento la parrocchia San Giuseppe Moscati, qui al quartiere Paolo VI. Mi trovo in seminario per il desiderio di fare nuove amicizie, che mi ha portato a frequentare gli incontri vocazionali. I miei momenti preferiti della giornata, oltre la merenda delle 18 e il calcio balilla, sono il dopocena, quando giochiamo, ho imparato anche il ping pong e i momenti di preghiera. Come in ogni famiglia ognuno ha il suo carattere e non manca il confronto ma è bello ascoltare altri punti di vista. Non ho mai pensato se proseguirò o meno questo percorso anche dopo. Non c’è bisogno di avere per forza le idee chiare, certo un pizzico di consapevolezza ci vuole. Per adesso non volevo rimandare quello che sentivo nel cuore. Il mio rapporto con Gesù è bello, sincero, in crescita e il seminario mi sta aiutando a responsabilizzarmi e a capire il significato della preghiera».
Alessandro, 13 anni
«Io faccio la terza media alla scuola Leonardo da Vinci di Statte e frequento la parrocchia Maria Ss.ma del rosario. Da sempre mi sono sentito attratto dalla figura del sacerdote. Ricordo, quando più piccolo andavo a Messa con la mia famiglia e guardavo don Pompilio Pati. Lo vedevo un uomo felice e ora la testimonianza del mio parroco don Ciro Savino, mi conferma quella felicità. Questo mi ha spinto a chiedermi se fosse la mia strada. Il desiderio di iniziare questo percorso era molto forte. Finora l’esperienza che mi è piaciuta di più, sotto il profilo della fede, è stata vivere l’adorazione eucaristica per le vocazioni e poi mi diverto molto nei momenti di gioco insieme. Penso che questo percorso vada fatto se non si hanno le idee chiare, ancora di più perché ti aiuta a capire qual è la tua vocazione e a realizzarti. Mi piace molto dedicarmi allo studio ed il mio rapporto con Gesù, definito in tre aggettivi è quotidiano, semplice e importante».
Antonio Greco, 17 anni
“Io vado al Pacinotti e frequento la parrocchia S. Teresa del Bambin Gesù. Non è stato facile per me, che già frequentavo il gruppo ministranti e quello Giovanissimi di Azione Cattolica. Non volevo iniziare per motivi familiari poi ho deciso, dopo essermi confrontato con don Paolo Oliva (parroco S. Teresa, ndr) e don Francesco (Rettore seminario minore) e non mi sono affatto pentito. Mi sento davvero felice se penso al mio rapporto con gli educatori, con il Signore, gli incontri, la possibilità di confrontarmi, di conoscere gente nuova ma anche nuovi aspetti di me. Porto nel cuore le tante risate del camposcuola vissuto con gli altri dopo la pandemia. È stato bello ritrovarsi fisicamente dopo tanti mesi vedendosi online. Non nascondo che ci sono anche momenti difficili, magari nello studio o nello stare al passo degli altri ma è bellissimo anche questo, è una crescita personale e interiore. Il mio rapporto con Cristo lo sintetizzo con tre parole: amore, felicità, costanza».
Mirko, 16 anni
“Io frequento il III superiore al liceo Archita e a parrocchia Maria Ss.ma Addolorata di Taranto come ministrante. Sono sempre stato affascinato dai sacerdoti e già da piccolo sognavo di intraprendere questo cammino insieme agli altri. Non nascondo che l’esempio del mio parroco e la testimonianza degli altri seminaristi che ho conosciuto durante gli incontri vocazionali hanno contribuito alla decisione di entrare in seminario. Perché? Per vivere un percorso di vita comunitaria che mi porti a scoprire il mio posto nel mondo. Tra i miei ricordi felici c’è il primo pomeriggio trascorso tutti insieme dopo il lockdown e il primissimo giorno di seminario, il 20 settembre 2018. Lo consiglierei a tutti: non è un requisito fondamentale avere le idee chiare. Certo alla base ci vuole un desiderio, un sogno ma la vita qui ti mantiene comunque con i piedi per terra mentre scopri la tua strada. Definisco il mio rapporto con Cristo: speciale, pieno e unico».
Antonio Costantini, 15 anni
«Sono di Montemesola e frequento la parrocchia S. Maria della Croce. Anche io ministrante e iscritto al dopo Cresima, studio al liceo delle Scienze Umane Vittorino da Feltre. Sono in seminario per l’esempio del mio parroco, don Andrea Casarano. Mi piace come sta tra la gente e il rapporto che ha con il Signore. Non riuscivo a mettere a tacere questo desiderio che sentivo nel cuore e così ho deciso di buttarmi e imparare a conoscermi e a conoscere la volontà di Dio su di me. Per ora mi sento chiamato ad essere più maturo e custodisco nel cuore il desiderio di essere, se vuole Dio, sacerdote. Non mancano le fatiche, vista la differenza d’età e anche le diverse personalità che abbiamo ma nonostante tutto, sono felice di condividere questa esperienza insieme agli altri. Il mio rapporto con Cristo in tre parole è: familiare, paterno, quotidiano».
Pierpaolo, 13 anni
«Frequento la terza media alla scuola Alfieri di Taranto, sono di Grottaglie e mi sono avvicinato a Gesù seguendo le attività della parrocchia del Carmine. Sono entrato in seminario perché, anche se ancora piccolo, vorrei diventare prete e sperimentarmi, conoscermi e crescere. Se hai le idee confuse, il seminario ti aiuta a mettere ordine a prescindere da cosa sarà della tua strada dopo. Mi piace la vita comunitaria, icon gli altri compagni di viaggio, come li chiamo io. Il mio rapporto con Cristo è: vivace, profondo, fiducioso».
di Marina Luzzi